Nonostante la pandemia e le difficoltà del caso, la Cdu ha eletto (in via telematica) il nuovo leader. Si tratta di Armin Laschet, 59 anni, Presidente del Land del NordReno-Westfalia e da sempre alleato di Angela Merkel.
Nei giorni che hanno preceduto la sua investitura si è molto discusso sulle posizioni dei tre candidati: Laschet era il “centrista”, Merz il “Conservatore”, mentre Roettgen l’outsider esperto di politica estera. In realtà tutti e tre avevano delle solide basi in comune: la provenienza dal NordReno Westfalia, l’atlantismo e gli stretti legami con gli Stati Uniti d’America, il rifiuto, al di là delle sfumature, di ogni estremismo. Nessuno – nemmeno quello presentato come il più a destra dei tre, Friedrich Merz, ha mai pensato di sdoganare l’Alternative für Deutschland. Tutti, in modo o nell’altro, sapevano che con tutta probabilità il prossimo Governo sarà ancora una coalizione che vedrà la Cdu come azionista di maggioranza accanto ai Verdi, che sostituiranno i socialdemocratici dell’Spd.
In Germania la tematica ambientale è molto sentita e non è pensabile la composizione di un esecutivo che lasci fuori i Grünen, assestati oltre il 20%. Laschet perciò sembra l’uomo più adatto per trattare la composizione del nuovo Governo e, forse, anche per diventare Cancelliere. Ma non è detto. Il sistema tedesco non prevede per legge o per consuetudine che il leader del partito che ha ottenuto più voti sia il candidato alla Cancelleria. Altri papabili si muovono alle spalle di Laschet: il Ministro della Salute, Jens Spahn, che ha ben gestito la prima fase della pandemia; e il leader della CSU – il partito gemello della Cdu in Baviera, dai tratti più conservatori, Markus Söder.
L’elezione del nuovo Presidente della Cdu è stata seguita con interesse anche in Italia e, in particolare, nel centrodestra italiano.
Tramontata l’Era Trump – ma attenzione: non i temi portati avanti da The Donald – impraticabile l’opzione russa, l’opposizione è alla ricerca di una collocazione sul panorama internazionale che dia spessore alle sue iniziative in politica estera quando tornerà al Governo.
L’isolamento non fa bene né alla lungimiranza delle cause né alla durata dei Governi, questo ormai è chiaro. Aprire un dialogo con la nuova leadership della Cdu è doveroso. I tedeschi sono forse il partito più importante dell’Unione Europea. Esprimono il Presidente della Commissione, i mandarini più esperti di Bruxelles, e sono a capo del gruppo con maggior peso all’EuroParlamento, il Partito Popolare Europeo, guidato dal cristiano-democratico Manfred Weber. Aprire un dialogo però non significa aderire o farlo acriticamente: significa rendersi conto dei rapporti di forza, cosa non proprio secondaria in politica.
La Lega peraltro può vantare una cultura di Governo che spesso viene volutamente trascurata – o peggio, oscurata – dai suoi avversari. È al secondo mandato nella regione italiana più importante, la Lombardia, e governa il Veneto da tempo immemorabile. Dal 1994 a oggi Ministri e Sottosegretari leghisti hanno ricoperto ruoli istituzionali di primaria importanza, dall’Interno all’Agricoltura, passando per le Riforme, le Finanze e tanti altri. Il loro approccio pragmatico non dovrebbe risultare troppo diverso da quello dei tedeschi. Spazio per discutere delle rispettive posizioni c’è.
Il centrodestra però può seguire un’altra strada, e cioè quella dell’intensificazione del rapporto con l’unico partito liberal-conservatore attualmente al potere in Europa: quello Conservatore britannico. Certo I Tories sono fuori da Bruxelles e dalle vicende politiche dei gruppi dell’EuroParlamento, ma quanto a cultura di governo nessuno può paragonarsi a loro: sono, storicamente, il partito del potere politico in Gran Bretagna dai tempi dell’Impero e nascono, vivono, crescono e muoiono per amministrare il paese. In fondo, la politica italiana rimane sempre molto più vicina a quella tedesca: un eventuale ritorno di una legge elettorale proporzionale non farebbe altro che rimarcare questa tesi ma qualcosa si può trarre anche dagli inglesi: nessuno nella storia ha mai vinto tante elezioni e ottenuto tanti voti quanto i Conservatori. Altre opzioni? Tertium non datur. Almeno per ora.
di Daniele Meloni