Giovedì, 25 Aprile 2024

Maturità 2021, tempo di valutazioni organizzative e simboliche

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Giorni cruciali per la predisposizione dell’esame di Maturità 2021, partita fondamentale per il futuro del paese e per il superamento della straordinarietà dovuta alla pandemia.

Tuttavia, il persistere dell’epidemia Covid e la possibilità di nuove complicazioni non permettono di valutare un piano univoco di riapertura e, quindi, di assicurare il simbolico (ma nemmeno troppo) esame di chiusura del ciclo scolastico in presenza, per cui secondo indiscrezioni sarebbero due le ipotesi al vaglio.

Per il nuovo ministro all’Istruzione, Patrizio Bianchi, si apre una settimana travagliata, dovendo accelerare nel prendere una decisione. L’economista ed accademico di Copparo ha dichiarato in merito alle tempistiche di avere «ben presente il bisogno di informazione sulla Maturità». «So che è stata già fatta una grande istruttoria – ha ammesso - e ho sempre rispetto per il lavoro realizzato da chi mi ha preceduto. In settimana decidiamo, i ragazzi stiano tranquilli».

Sarebbero due le proposte al vaglio sul tavolo, un’unica prova in orale, sul modello dello scorso anno, o una sola prova scritta d’italiano, seguita da un colloquio. Al vaglio anche il ritorno alla formula prevista nel 2019 con due scritti ed un orale. A supporto della prima opzione il ministro uscente, Lucia Azzolina, che su Facebook in occasione del commiato ha ribadito la sua volontà di riconfermare la proposta del “maxi orale”, una scelta «maturata dopo un fitto dialogo e un proficuo ascolto portati avanti in queste settimane con studenti, famiglie, docenti».

Notevole comunque il fronte di chi richiede l’annullamento della prova, supportata da una petizione online che ha riscontrato numerose firme.

Il ministro tuttavia considera prioritario il ritorno dei ragazzi nelle classi, purché sia garantita la sicurezza delle scuole, sia pandemica che strutturale. Un principio forte dell’esperienza di Bianchi come assessore alla scuola per la Regione Emilia Romagna durante il terremoto del 2012. Oltre alle esigenze strutturali, l’ex Rettore dell’Università degli Studi di Ferrara ha affermato la necessità di riportare la scuola al centro dello sviluppo italiano, combattendo il rischio di vuoti formativi, come occasione per ricostruire lo sviluppo della nazione.