Di questi giorni la notizia che trader privati stiano dando filo da torcere ai potenti degli hedge fund. Motivo del contendere le azioni di Game Stop, catena statunitense di vendita e noleggio (fisici) di videogiochi. Una Blockbuster del gaming insomma che, al pari del distributore più famoso di homevideo, sta conoscendo un lungo e doloroso declino (i videogiochi vengono ormai comprati per la maggior parte on line) comprovato dal valore delle azioni di riferimento che fino a pochi giorni fa erano pari a 3-4 dollari. Nel volgere di brevi istanti borsistici il loro valore è invece attestato all’incirca sui 350 dollari (dopo aver toccato punte di 500 €). I valori dati sono indicativi, data l’ampia volatilità attesa sul titolo.
Ma al di là dei tecnicismi del sistema finanziario che hanno reso possibile una sovraquotazione di titoli di un’azienda oggettivamente non brillante dal punto di vista della performance, ciò che c’interessa rilevare è la potenziale novità delle relazioni tra soggetti economicamente capaci di dettare indirizzi con ripercussioni oltre il mondo azionario. Si perché sembrerebbe che per la prima volta i trader aderenti ad una community digitale abbiano strategicamente costretto i grossi fondi a rincorrere una situazione non prevista, dalle ricadute economiche non indifferenti per “le proprie tasche”. Questo fenomeno è stato definito da alcuni commentatori la Capitol Hill finanziaria ed altri richiedono interventi della Casa Bianca perché situazioni di questo genere non si ripresentino.
Ma ancor più interessante è domandarsi, per noi profani degli scambi, allo scoperto o al coperto che siano, se ci troviamo davanti ad un fenomeno nuovo, un’opportunità fornita del digitale, nel quale il “popolo” infligge una lezione alla “élite finanziaria”. Pur in assenza di risposte per il momento gustiamoci un fatto nuovo, resosi possibile grazie alla piattaforma Robinhood nel frattempo prontamente oscurata da Facebook!